Con “drop-out sportivo” si intende il fenomeno di abbandono precoce della pratica sportiva.
È trasversale a tutte le discipline, riguarda soprattutto i ragazzi tra i 13 e i 16 anni e si stima che in Italia colpisca circa il 30% dei ragazzi in questa fascia d’età.
L’attività di studio scolastica e post-scolastica richiede al ragazzo, soprattutto durante l’adolescenza, un impegno consistente; inoltre questa fase dello sviluppo è caratterizzata da una tendenza a “rompere” gli schemi e a rifiutare i pareri da figure adulte come i genitori o, nel caso di attività sportive, l’allenatore, il coach, il preparatore atletico. Considerando anche l’esplosione dell’interesse sessuale e sentimentale, la priorità diventa l’incontro con i pari e la vita sociale attrae l’adolescente più di ogni altra cosa.
Un’altra motivazione atta a spiegare la perdita di interesse del ragazzo pre-adolescente o già in età adolescenziale, è la alta competitività che già in età giovanile si vive in alcuni contesti sportivi.
Ribadendo la peculiarità dell’età adolescenziale, ovvero la volontà di rompere schemi e di rifiutare regole, la alta competitività può generare stress che viene generalmente affrontato in due modi: immergendosi totalmente nello sport, utilizzando i contesti sportivi come palcoscenico dove dimostrare la propria forza, identità e valore; oppure l’abbandono di un’attività che appare eccessivamente impegnativa e che sembra non dare tempo e spazio al ragazzo per scoprire la propria personalità, ma che lo pone davanti a ulteriori doveri.
Troppo spesso vediamo che gli allenatori destinati alle giovanili sono professionisti alle prime armi, che devono fare esperienza, prima di lavorare con atleti adulti nel “vero agonismo”.
Questo è uno degli errori di gestione da parte della società sportiva e degli allenatori che possono portare i ragazzi in fasi delicate della crescita ad abbandonare la pratica sportiva in mancanza di una figura che possa comprenderli e accompagnarli con strategie adeguate in tappe difficili o in scelte delicate che si presentano nelle fasi di crescita.
A volte investono i propri figli di aspettative troppo forti da sostenere, ignorando che il talento va coltivato senza fretta.